FONTE: RATIO QUOTIDIANA – Autore: Cristina Rigato
Con l’ordinanza n. 16278/2019, la Corte di Cassazione (Sez. V Civ.) rigetta il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Un medico pediatra, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, chiedeva il rimborso dell’Irap versata per alcuni anni, deducendo il difetto del presupposto impositivo. Una volta formato il silenzio rifiuto dell’Agenzia, il professionista interveniva per chiamarla in giudizio. Il giudice di primo grado accoglieva la posizione dell’Amministrazione Finanziaria, mentre quello di secondo grado (la C.T.R. della Lombardia) accoglieva l’impugnazione e condannava l’Agenzia alla restituzione della somma richiesta; la Suprema Corte condivideva tale valutazione.
La Commissione regionale, infatti, ha rilevato che:
– i compensi percepiti dal medico pediatra negli anni oggetto di richiesta di rimborso erano significativi, ma costanti;
– la presenza di una segretaria/infermiera non costituisce motivo per assoggettare il professionista al pagamento di tale imposta;
– allo stesso modo non costituisce motivo per assoggettare il professionista al pagamento il versamento di compensi a terzi (consulenza del commercialista e sostituzioni tra colleghi).
Anche a parere dei giudici della Corte tali elementi non sono idonei a configurare il requisito dell’autonoma organizzazione. Nel caso in esame, la sentenza impugnata è apparsa conforme ai principi espressi in tali pronunce per quanto riguarda il requisito dell’autonoma organizzazione: Sezioni Unite, Cassazione 10.05.2016, n. 9451; Cassazione n. 20088/2016 e Cassazione n. 21331/2016. La Corte, pertanto, ha rigettato il ricorso del Fisco e compensato integralmente tra le parti le spese del giudizio di legittimità; si noti che l’intervento chiarificatore delle Sezioni Unite è successivo alla proposizione del ricorso.
